mercoledì 7 agosto 2013

Guerra civile!

Sono passati quasi due anni, da quella mattina del 18 ottobre 2011, nella cantina in via Conservatorio (leggi qui il resoconto)

E ancora una volta le fioche luci delle lampadine di quel luogo tetro e umido si riaccendono e svelano lo svolgimento di una nuova riunione segreta.


«Allora, riepiloghiamo, ci siamo tutti? Fabrizio, è tutto a posto?».

«Sì, Silvio, siamo tutti pronti per il nostro colpo di st..., scusa, per la nostra rivoluzione».

«Rivoluzione? Ma che cosa sono questi termini desueti, che evocano momenti drammatici dell'umanità? Quale rivoluzione, non siamo mica bolscevichi! Noi oggi siamo qui per iniziare la guerra civile, chiaro?».

«Sì, Silvio, è chiaro. Ma scusa contro chi la dobbiamo fare questa riv... pardon, questa guerra civile?».

«Contro i poteri forti, contro i magistrati, contro le banche, contro i comunisti, contro il Parlamento, contro l'agenzia delle entrate, contro gli omosessuali, gli zingari... Vedi un po' tu, ti sembra che ci manchino i nemici? Forza, andiamo, ma tu chi sei, che cosa vuoi?».

«Ma Silvio, non mi riconosci? Sono Daniela, sono pronta a rimetterci la faccia un'altra volta (vedi com'è andata la volta scorsa, ndr), in nome della rivoluzione!».

«Ancora questa parola? La nostra è una guerra civile, mettetevelo bene in testa. E perché c'è quella sedia vuota? Chi manca all'appello?».

«No Silvio, ci sono, sono Renatino tuo. Voglio essere in prima fila, nel primo attacco, voglio che tutti mi vedano e siano caricati dalla mia figura che svetta noncurante del pericolo che l'attende...».

«Va bene, Renato, intanto però togliti l'elmetto, che per ora non siamo ancora sul campo di battaglia. Veniamo all'organizzazione dell'attacco. Fabrizio, dov'è Sandro? Non sarà lui a guidare le truppe d'assalto?».

«Ehm... Sandro per ora è impegnato... sta stirando le bandiere di Forza Italia insieme a Maurizio...».

«Stirando le bandiere di Forza Italia? Ma che storia è questa?».

«Sai, sono rimaste in soffitta per un po' di anni e si sono tutte spiegazzate, in certi casi hanno fatto la muffa, altre le hanno rosicchiate i topi. Così Mara e Michaela hanno dovuto fare parecchi bucati e Mariastella e Laura hanno dovuto rappezzarle... adesso vanno stirate e ci stanno pensando Sandro e Maurizio. Tutti mi hanno però detto di dirti di andare avanti, che poi loro arrivano, appena hanno finito...».

«Sì, ho capito. Ma non vedo Angelino. Non lo si trova mai, quando serve. Si può sapere dov'è?».

«E' a giocare con l'Enrico, quel suo amico comunista. Stanno sempre insieme, mi sa che prima o poi combinano qualche guaio, me lo sento»

«Ma che cosa vuoi che combinino, quei due... piuttosto, mi sembra manchi anche Robertino. Ho capito che adesso non ha più il palazzo da cui seguirci (vedi volta scorsa, ndr), ma almeno l'atto di presenza, poteva farlo...».

«Ma sai, Silvio, lui in questo periodo va in vacanza, in barca. Ma di sicuro anche lui ci raggiungerà appena può, mi ha dato la sua parola».

«Bene. E tu, invece, che cosa vuoi? Possibile che salti fuori solo quando ci sono casini in vista?»

«Ma Silvio, sono Daniele, il tuo fedele portavoce, e vorrei poterti dedicare una canzone, visto che Sandro è occupato con il ferro da stiro e non può farlo lui...».

«Sì, va bene, ma facciamo presto, che immagino che la gente non veda l'ora di partire con l'attacco».

«Ecco qui: 
Siam tutti qui per Silvio
vero cuor di leone
che vuol combatter l'odio
con la sua rivoluzione.
Bella vero?»

«Aaaaaaaaghhhhhh! Ancora quella parola!!! GUERRA CIVILE, siam qui per fare la G-U-E-R-R-A   C-I-V-I-L-E, l'avete capito o no? Ma cribbio, come ve lo devo dire: non voglio più sentire parlare di rivoluzione, basta! E adesso pensiamo all'attacco, finalmente. Fabrizio, le "truppe" sono pronte? Tutto è a posto per il primo assalto?»

«Ehm, Silvio, mi spiace dirtelo, ma anche questa volta ci sarebbe un problemino... Sai che il primo assalto l'abbiamo previsto contro il Palazzo di Giustizia di Milano. Solo che quello è in Area C, dove c'è la chiusura del traffico voluta da quel bolscevico di Pisapia...».

«E allora? A noi che cosa ce ne importa se è in Area C?».

«Ce ne importa, ce ne importa, perché la gente dice che questa volta il sacchetto con la merenda non basta, vuole che le paghiamo anche il ticket d'entrata in centro con l'auto. Sai, molti vengono da fuori città e così hanno deciso di tornarsene a casa... Mi sa che anche questa rivoluz... scusa, questa guerra civile dobbiamo rimandarla a un altro giorno».




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