martedì 6 dicembre 2011

Mazzetta che viene,
mazzetta che va...

Proprio in questi giorni in cui l'Italia sta cercando – con grandi sacrifici e anche qualche boccone amaro mandato giù nonostante tutto – di rialzare la testa dopo mesi, anzi anni di entusiasmo non giustificato, Milano e la Lombardia sembrano mettere in vetrina il peggio che si possa immaginare.

Che la mafia, la 'ndrangheta e la camorra abbiano trovato terreno fertile dalle nostre parti già da tempo, lo va dicendo da qualche anno Roberto Saviano. Ma bastava che il ragazzo del sud osasse parlare del nord perché saltasse su qualcuno a zittirlo, quasi a dirgli: «Tu occupati delle tue parti, che delle nostre ce ne occupiamo noi». Già, nel nord, in Lombardia e anche a Milano c'è chi si occupa delle nostre cose, questo lo sentiamo tutti i giorni, ma purtroppo non con i risultati che tutti vorremmo augurarci.

A Milano un commerciante su cinque paga il pizzo

E' di pochi giorni fa l'inchiesta che ha portato sul banco degli imputati per collusione con la malavita organizzata molti personaggi che vivacchiano ben a galla nel tessuto amministrativo ed economico lombardo. I contatti con quella parte di sud che vive al di fuori della legge sono molti di più di quelli che possiamo immaginare, è probabile che questo sia solo il classico coperchio sollevato, da cui potrà uscire di tutto, se solo ci sarà la volontà di farlo. I dati comunicati di recente dalla Direzione investigativa antimafia (Dia), del resto, rivelano che in città un commerciante su 5 paga il pizzo...

Lasciamo perdere il crack del San Raffaele, da sempre considerato una delle cosiddette "eccellenze" della sanità lombarda, che nascondeva invece un pentolone di comportamenti che possono essere definiti – giusto per essere buoni – anomali, che hanno portato a un debito che si aggira attorno al miliardo e mezzo di euro (un miliardo e mezzo di euro... una cifra fin difficile da immaginare e visualizzare) senza che nessuno se ne sia accorto prima (o senza che nessuno abbia voluto accorgersene prima).

L'amore di Nicoli Cristiani per l'ambiente

Non contenti, per non farci mancare niente, ci abbiamo aggiunto la questione della mazzetta presa dal vice presidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, uomo di punta della Regione, che ha ricoperto per ben due volte il ruolo di assessore all'Ambiente nelle precedenti giunte di Roberto Formigoni. Assessore all'Ambiente, giusto: per restare nel suo ambito di competenza la mazzetta da lui ricevuta riguarderebbe proprio certe sistemazioni, anche qui definiamole "anomale", di amianto e rifiuti illeciti in luoghi dove non avrebbero dovuto stare (come ad esempio sotto il manto di una nuovissima autostrada, la Bre-Be-Mi, pubblicizzata come la strada anti inquinamento per la sua capacità di unire in modo diretto le tre città di Brescia, Bergamo e Milano).

Lo strano "metodo" del geometra comunale

La Regione gioca la carta mazzetta – peraltro senza che nessuno paghi direttamente o indirettamente per quanto finora scoperto, anche qui facile immaginare sia solo l'inizio –? E il Comune che fa, sta a guardare? No, rilancia, anche se con cifre decisamente meno ingenti (il confronto pare essere questo: 200mila euro per FNC contro i 2mila di questo nuovo caso). Del resto questa volta il protagonista non è un politico ma un geometra, un semplice geometra comunale che ha tentato di ricattare un negoziante del Quadrilatero. Questi ha finto di cedere e poi ha bussato alla porta dei carabinieri: «Scusate, questo signore mi ha chiesto soldi per poter continuare la mia attività, vi sembra normale tutto ciò?».

Messa così, la questione ha destato qualche dubbio nei carabinieri, che hanno trovato i mille euro pagati, ancora caldi e in precedenza segnati, nelle tasche del geometra. Che con molta probabilità avrà ora molto da dire. Vogliamo pensare che questa per lui sia la prima volta e che solo lui applichi questo modo di procedere (con richiesta dei soldi, udite udite, direttamente eseguita dal telefono degli uffici comunali)?

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